SVEGLIARSI E RIMBOCCARSI LE MANICHE
Martina Caironi la campionessa
Mi chiamo Martina
Caironi, ho 34 anni, vivo a Bergamo e spesso per strada mi fermano, emozionati,
dicendo “è la campionessa!”. Ma facciamo un passo indietro, a quando quella
sera del primo di novembre del 2007 stavo tornando da una festa insieme a mio
fratello Michele, in motorino. Veniamo investiti dalla luce dei fari di una BMW
e il conseguente impatto è fortissimo: Michele viene sbalzato lontano ed io
rimango lì, schiacciata dalla macchina. Il risultato, dopo quattro giorni di
coma farmacologico è l’amputazione della gamba sinistra, per l’esattezza a
livello del ginocchio che viene disarticolato. Svegliarsi con una notizia del
genere non è stato facile, ma ho dovuto farne i conti e rimboccarmi le maniche
subito. Dopo mesi di fisioterapia e cura delle ferite è arrivata la prima
protesi da cammino con cui mi sono ripresa la mia nuova normalità, tornando ad
avere le mani libere dalle stampelle, tornando a viaggiare e ad esplorare il
mondo. Mi ha sempre animata la curiosità per il diverso e per il nuovo, così che
non appena ne ho avuto l’opportunità ho deciso di partire per l’Erasmus in
Spagna e vivere una vita indipendente. Nel frattempo, la mia passione per lo
sport (facevo pallavolo prima dell’incidente), ha preso nuova vita con
l’atletica paralimpica, grazie ad un’altra protesi apposita. Ho iniziato a
correre e saltare in lungo, allenandomi e migliorando le mie prestazioni. Ad
oggi sono a quota 25 medaglie internazionali, di cui 5 alle Paralimpiadi;
Londra2012 mi ha vista trionfare per la prima volta nei 100m e quella medaglia
d’oro ha cambiato per sempre la mia vita. A Rio2016 ho fatto la portabandiera
per la delegazione italiana e mi son portata a casa un oro di nuovo sui 100m ed
un argento nel salto in lungo. La televisione ed i media hanno imparato con gli
anni a dare il giusto peso alle nostre gare e soprattutto una narrazione non
pietistica, ma sempre più tecnica. In quegli anni vivevo a Bologna, città del
mio cuore ed ho iniziato a collaborare, tra le altre cose, con realtà come
Fondazione Fontana, con la quale sono stata in Kenya a conoscere il loro
operato con le persone disabili e fragili. Ho potuto anche dare il mio
contributo per la creazione di un personaggio di un fumetto: lei si chiama
Milla ed è una bambina di cinque anni e mezzo, con una gambina amputata e tante
protesi da raccontare. Milla ha amici, va in montagna, scia, si arrabbia, ha
momenti di tristezza, corre e ne fa di tutti i colori, proprio come dovrebbe
fare una persona in carne ed ossa con un’amputazione ed una protesi bionica.
Purtroppo, in Italia l’accesso alle tecnologie migliori rimane ancora ad appannaggio
di pochi, cioè di chi è assistito Inail; per tutti gli altri, ci sono le
briciole, cioè ausili meno avanzati e più economici.
Nel 2021, in scia
alla Pandemia che ha sconvolto il mondo, si sono svolte le Paralimpiadi di
Tokyo. Ci sono arrivata con molte aspettative e altrettanta tensione: il mio
record personale sui 100m, nonché record del mondo, mi era stato sottratto da
poco e sapevo di avere ancora molto da dare. Nel salto in lungo mi sono
guadagnata una medaglia d’argento con una lotta fino alla fine, mentre nella
velocità si è verificato un evento che passerà alla storia. Abbiamo riempito il
podio con il tricolore: Ambra Sabatini è oro, io argento e Monica Contrafatto
bronzo. Nei festeggiamenti ci siamo posizionate come le Charlie’s Angels e
quell’immagine è diventata iconica.
Sono rientrata da
pochi anni nella mia città natale, Bergamo ed il futuro è ancora da scrivere.
Il prossimo maggio gareggerò ai mondiali di Kobe, in Giappone, ma si tratterà
solo di una tappa in vista del più grande appuntamento, le Paralimpiadi di
Parigi2024, le mie quarte.
Quando finirò la mia
carriera agonistica ancora non lo so, ma quello che è certo è che lo sport mi
ha dato molto ed io sono pronta a restituirglielo.
Viva le donne che non si lasciano scoraggiare e
che ogni giorno colgono gli aspetti positivi della vita, lottando contro
soprusi grandi o piccoli che siano.


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