GLI AMICI DI GIULIA PARLANO DI GIULIA

 

Cristina parla di Giulia


Dietro la notizia che fa moda.

Sullo strascico della tragedia di Altavilla, dove la follia viene etichettata con “fanatismo religioso”, alcuni rotocalchi e tg hanno portato alla luce le vicissitudini di Giulia, una donna religiosa , rispettosa del sacramento del matrimonio e delle leggi dello Stato che insieme ai suoi due figli ha subito inaudite violenze e prevaricazioni da parte di un marito reticente alle cure del servizio di igiene mentale ma colto e abile al sottrarsi dalla vigilanza dei numerosi servizi sociali che si sono succeduti nel suo pellegrinare in giro per l’Italia.
Non ci dice Giulia che l’impeto di ribellione da quell’impossibile uomo ebbe a verificarsi solo quando il suo anziano padre, preoccupato, denunciò ai servizi sociali l’allontanamento e la mancata frequentazione della scuola da parte dei suoi nipoti minori e che ella stessa sarebbe stata ritenuta dall’Istituzione responsabile di tale misfatto. Invano provò a convincere il suo aguzzino della necessità di mandare a scuola i ragazzi e alla fine, con quel briciolo di coraggio e responsabilità che ancora non aveva lasciato il suo corpo fuori e dentro, scappa via senza un soldo e vestita solo con i stracci che porta addosso, senza riuscire a trascinare con se i figli ormai da anni indottrinati da quel “fanatismo religioso” e dal verbo del padre.
Sotto gli articoli postati sulle pagine social, tanti i commenti che inneggiano la storia di Giulia ritenendola erroneamente a lieto fine. E’ un susseguirsi di “Daje Giulia”, “Brava Giulia” (tant'è che sono due giorni che canto Vasco a squarciagola), mentre in cuor mio penso al lungo travaglio che Giulia ha dovuto affrontare e al dolore che ancora sta provando quale vittima inerme di un tortuoso e incomprensibile sistema che non può o non vuol salvare sua figlia.
Non ci dicono gli articoli che dal 2019 che Giulia combatte nei Tribunali e presso i servizi sociali per sottrarre i suoi figli dal plagio e dall’annichilimento prodotto da quell’uomo instabile. Non ci dicono delle lungaggini burocratiche delle istituzioni, dei servizi sociali, dei Tribunali dei Minorenni, e di quell’essere riuscita con non poca fatica a far affidare solamente quel figlio maschio ancora minorenne ad una casa famiglia, dove solo dopo un lungo e faticoso percorso quello splendido ragazzo dagli occhi blu è rinato a nuova vita.
Non ci dicono gli articoli che le donne maltrattate vengono indirizzate dai centri antiviolenza nei commissariati dove giungono a denunciare per lo più da sole o accompagnate da una amica, perché il gratuito patrocinio degli avvocati in caso di maltrattamento è riferito solo alla fase dibattimentale e non alla stesura della denuncia. Non ci dicono che i procedimenti civili che ne conseguono vengono offerti a costi calmierati ma pur sempre costi. Non ci dicono della paura di non essere credute, della difficoltà di trovare per queste donne e i loro figli delle collocazioni
Non ci dicono gli articoli che nonostante le denunce di Giulia, corredate dalle tante testimonianze di persone che hanno personalmente assistito ad atteggiamenti maltrattanti e prevaricatori di quell’uomo nei confronti della figlia ormai completamente plagiata e indottrinata da quel fanatismo religioso paterno , nessuno potrà intervenire perché ormai maggiorenne e quindi per la legge in grado di scegliere come, dove e con chi vivere. A chi importa se questa ventenne che ha lasciato per imposizione paterna gli studi rimarrà reclusa nel suo mondo, lontana dalla vita reale, dal lavoro e da questa società che le è stato insegnato essere “tentacolare e diabolica”? A Giulia, importa solo a Giulia, voce inascoltata che continua a soffrire chiedendosi come è possibile che nessuno trovi un modo per poter salvare sua figlia.
Su una cosa in parte sono d’accordo con la figlia di Giulia, questa società a mio avviso un po’ diabolica lo è davvero visto come vanno certe cose.

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