Rubrica: "In memoria delle vittime del terrorismo e vittime del dovere." ep.2

STORIE DI EROI DEI NOSTRI TEMPI. 

Fin dall’antichità si sono cantate le gesta degli eroi, la cultura greca ci ha lasciato in eredità figure come quella del Pelìde Achille che nel poema dell’Iliade ci viene raccontato come colui che di fronte alle previsioni del Fato scelse una vita breve ma gloriosa, rispetto alla possibilità di una vita longeva ma disonorevole.

Gli uomini e le donne che ricordiamo in questa rubrica, servitori dello Stato, hanno scelto di anteporre il senso del dovere all’istinto umano di sopravvivenza, mettendo in atto quotidiani gesti eroici come nelle storie di quei guerrieri valorosi che ci hanno raccontato fin da bambini.

Roberto Antiochia, di origine ternana, era a Roma quando è avvenuto l’omicidio del Commissario Giuseppe Montana, Antiochia era stato parte della squadra Catturandi proprio sotto la guida di Montana, e sapeva che il prossimo obiettivo sarebbe stato Ninni Cassarà.

Chiese quindi di essere inviato in Sicilia a fianco del suo superiore e amico Ninni Cassarà, in un momento di estremo pericolo per proteggerlo e aiutarlo nelle indagini sulla morte di Beppe Montana.

La scelta di Roberto ci dice molto di lui, la decisione presa con estrema lucidità e consapevolezza del rischio a cui sarebbe andato incontro, ci deve far riflettere sul valore della fedeltà di quest’uomo verso lo Stato, verso i suoi colleghi, onorando quella scelta di indossare l’uniforme per proteggere e servire la Patria, un valore assoluto.

Nel momento estremo del pericolo di vita Antiochia è stato fedele al suo istinto di proteggere, tentando con il suo corpo di frapporsi tra i colpi di kalashnikov esplosi dai loro sicari verso Ninni Cassarà.

Con le parole della madre di Roberto, alla quale rivolgo un pensiero amorevole da madre, voglio ricordare anche il dolore di chi resta. In una lettera che Saveria Antiochia scrisse all’allora Ministro dell’Interno, parlava così di suo figlio: “Roberto aveva un ideale di giustizia e legalità, sperava di dare un volto nuovo e più efficiente alla Polizia, credeva di poter combattere malavita e mafia, credeva di poter migliorare questa società corrotta e degradata.”

Dopo l’omicidio di suo figlio, Saveria Antiochia ha combattuto fino alla fine dei suoi giorni contro la mafia e la criminalità, è entrata nelle scuole per esaltare la legalità raccontando la sua storia fornendo il suo contributo nella società con l’obiettivo di renderla migliore, proprio come suo figlio avrebbe continuato a fare se non fosse stato strappato violentemente alla vita.

È in loro memoria che dobbiamo coltivare il seme della legalità, ed essere grati, quotidianamente, a coloro che ogni giorno in servizio tutelano le nostre libertà e sono i garanti della nostra sicurezza in un contesto, non sempre consapevole dell’importanza del loro ruolo e della loro fondamentale presenza.


                   (articolo a cura della Vicepresidente Dott.ssa Rita Angelini)


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